Il naufragio_Acrilico su compensato (80x80)_2015
Per capire lo stato di spaesamento che oggi viviamo è necessario fare
un viaggio nell’esperienza romantica dall’idea di naufragio.
L’idea di sgomento al cospetto dell’immensità è l’emozione forte che scaturisce dalla rappresentazione del naufragio. Davanti alla categoria del sublime si apre l’orizzonte della conoscenza che si realizza nel viaggio che conduce alla deriva. Il viaggio, per il suo stesso dinamismo, è connesso al desiderio e all’inquietudine di cambiare lo stato delle cose, presupponendo dunque, il finale tragico della traversata esistenziale e delle aspirazioni umane. Si viaggia inconsapevoli verso il naufragio per dare voce a un dramma spirituale di intensa fatalità. L’invisibile è il mistero che ci spinge a sfidare le avversità del cosmo. L’uomo di fronte all’orrore, a un segno in cui le certezze quotidiane sembrano stravolte e alla certezza che esiste una dimensione cosmica, un infinito naturale di cui, in qualche modo, egli è partecipe. Anche se oggi il naufragio ha perso il suo senso epico, esso resta l’unico esito di navigazione con il quale siamo costretti a fare i conti. Siamo ancora naviganti di fronte all’impotenza assoluta. Il nostro tempo ci mette di fronte alla differenza fondamentale fra il tragico e il drammatico.
Argomento attuale del mio percorso vissuto in prima persona come osservatore del mio presente, come quello di un Mediterraneo che è ancor oggi scena orrida per migliaia di persone in cerca della salvezza.
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